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Affresco Arcangelo Gabriele

L’affresco risale alla costruzione delle due cappelle del 1500. E’ un’opera ritenuta abbastanza tradizionale con alcuni elementi che accomunano la figura dell’arcangelo Gabriele in tutte le Annunciazioni.

I confronti sono infiniti, ma potremmo riferirci all’iconografia dell’Annunciazione di Leonardo Da Vinci (1475 c.). In entrambi i casi, l’angelo si presenta col viso di profilo, la fronte alta e il naso dritto privo di qualsiasi difetto che lo possa caratterizzare; la carnagione chiarissima quasi lo rende irreale, i capelli lunghi fino alle spalle sono riccioluti e biondi, le vesti nel nostro caso non sono ridondanti ma lineari e accompagnano il movimento, segnando l’anatomia del corpo dove si può comunque accostare un paragone con le vesti botticelliane che segnano i movimenti e in questo caso accennano il passo dell’angelo.

La figura è aggraziata ed emana l’intimità del momento che rappresenta, entrambe tengono nella mano sinistra il giglio bianco, simbolo di verginità e purezza, ma mentre nell’Annunciazione leonardesca l’angelo offre già il giglio alla Madonna, nel nostro affresco troviamo l’angelo che è appena arrivato e si trova nell’istante che precede il porgere il giglio alla Madonna.

L’affresco riproduce l’Arcangelo con un’iconografia nota, ma la concezione è del tutto nuova, non si trova in coppia con la Madonna com’è solito vedere nelle Annunciazione, ma viene rappresentato da solo ma ciò non interagisce con noi, gira il volto come a parlare con qualcun altro; l’ambiente è inesistente: l’immagine è sospesa nel vuoto senza un minimo piano d’a ppoggio che dia la concezione dell’infinito; il tutto si svolge in un ambiente puro privo di contaminazione; il miracolo che si sta svolgendo è subito chiaro ai nostri occhi (la Concezione divina ad opera dello Spirito Santo) nel momento stesso in cui coinvolge la vita futura di Maria.

La non presenza della Vergine non ci esclude ma ci rende ancora più partecipi dell’evento, l’Angelo appena giunto e fervidamente sta per pronunciare le parole divine:<<Ti Saluto o piena di grazia, il Signore e con te (…….)>>. Non ci sono ombre, è un’intima religiosità che solo chi conosce le scritture può capire, è un richiamo alla spiritualità, diviene un fatto che trascende da Maria,per investire tutto il mondo, redento dalla nascita del figlio. L’artista mentre da un lato contraddice l’iconografia tradizionale, dall’altro interpreta in maniera molta più profonda la narrazione evangelica poiché ci rende partecipi in prima persona a ciò che sta per avvenire.

 

Ultimo aggiornamento: 15/09/2016 11:07